In ogni società, in ogni luogo, in ogni storia c’è una strega cattiva. Una strega contro cui tutti puntano il dito, una strega su cui ricadono tutte le colpe. In ogni storia esistono pregiudizi e realtà, in questa storia andiamo a presentare la vera storia di ogni strega cattiva.
Avevo già parlato di questo albo su Instagram ( https://www.instagram.com/p/CdAk1AFsIdZ/?utm_source=ig_web_copy_link ) ma qui vorrei soffermarmi sul perché è utile leggerlo assieme a bambini e adolescenti e perché poterlo fare per la salute mentale.
la vera storia e il giudizio nella storia
“A chi non scaccia nel bosco la strega che è dentro di noi ma ha il coraggio di conoscerla e addomesticarla” L.T
L’albo inizia come la più classica delle fiabe “Qualche tempo fa, in un paese lontano, era nata una bambina“. Una descrizione, oggettiva, reale a cui segue subito un giudizio terribile “era nata brutta, tanto brutta[…] la mamma e il papà ne erano addolorati. Si dimenticarono anche di darle il nome“. Sin dall’inizio della storia il giudizio entra nella narrazione e diventa la storia stessa. Il pregiudizio, prende il posto della realtà.
La bambina viene lasciata a se stessa, e quando esce per le strade il nome le viene dato, le viene dato il nome in base alle sue caratteristiche e ai pregiudizi di ognuno: strega.
Venne allontanata dal paese e inizio a credere lei stessa di essere una strega, di meritarsi quel nome, di essere quel nome. Arrivarono nella sua casa in mezzo al bosco, tanti bambini che la Strega prontamente mangiò, perché è quello che la rendeva una strega. Poi arrivarono Hansel e Gretel che la uccisero gettandola in un forno e sconfiggendo la strega cattiva, che era solo una bambina.
Qualche tempo fa, così per caso, era nata una strega. A dir la verità, non lo era ancora Strega, quando era nata. Lo diventò dopo: una vera strega Cattiva. Ma quando era nata, era solo una bambina.”
Le immagini dell’albo accompagnano il lettore in una storia di sfumature, in cui però il pregiudizio, la fretta nel dare un nome a ciò che si vede, cambia la storia.
Pensate se quella bambina invece di essere chiamata “brutta” e “strega” fosse stata curata, vestita, educata, se qualcuno avesse giocato con lei e le avesse dato un nome proprio e non un nome comune che richiama ad un personaggio; non credete che la storia della strega cattiva sarebbe stata diversa?
educare all’osservazione e non al giudizio
Allora proviamo a trovare alcuni spunti di riflessione per capire come il pregiudizio incide sulla realtà.
Il villaggio sceglie per quella bambina la via più semplice del pregiudizio, dell’etichettamento, di mettere una persona dentro a un limite; certo è più semplice, ma non è conveniente. Da quel momento molti bambini che entrano nella foresta vengono mangiati dalla strega, la gente ne ha paura, non si avvicina, cambia le proprie abitudini.
Senza il pregiudizio tutti sarebbero stati meglio.
nella realtà…
Portiamo questo concetto nella nostra quotidianità. Quando penso che una persona “non è normale, è matta, va dallo psicologo o dal terapista perchè ha qualcosa che non va…” la allontano, la trasformo nelle parole che uso per descriverla. Se invece osservo il suo malessere, la sua fatica ad affrontare alcune situazioni, trovo in quella persona la voglia di ascoltarla e di complimentarmi con lei per aver chiesto aiuto.
Se un bambino o una bambina sono definiti “difficili” non osserverò ciò che vivono, come si comportano, non vedrò più loro come persone, ma vedrò la loro etichetta. Un’etichetta così semplice quanto poco realistica.
Fare prevenzione per la salute mentale con bambini e adolescenti, parte proprio dall’uso delle parole giusto, dall’osservazione della realtà, dal sentire ciò che si prova e capire da dove deriva quella sensazione. Fare prevenzione non passa solo per progetti sistematizzati, ma inizia dall’uso delle parole nella quotidianità iniziando proprio da noi adulti e dai pregiudizi e dalle parole che utilizziamo nella nostra comunicazione. Troveremo etichette e giudizi molto più spesso di quel che pensiamo, ma non deve spaventarci, deve invitarci a migliorare il nostro modo di parlare, pensare e rapportarci con gli altri. Significa prendersi cura della nostra strega cattiva e darle la possibilità di prendere un altro nome.
Qui potete leggere l’intervista all’autore https://www.terre.it/interviste/scrittori-illustratori/luca-tortolini-racconta-la-vera-storia-della-strega-cattiva/