Il termine autostima è sempre fra le parole più usate, e abusate, quando una persona non si percepisce “abbastanza bravǝ” per fare qualcosa. Si parla di percorsi per “aumentare l’autostima”, corsi per “insegnare l’autostima”, ma siamo davvero sicuri che sia il percorso giusto per farlo? Siamo sicuri che per aiutare unǝ bambinǝ o unǝ ragazziǝ abbiamo bisogno di aumentare un valore numerico che lui o lei vuole darsi? Ecco io vorrei iniziare a parlare di : fiducia in sé stessi.
la fiducia in sé stessi non si insegna ma si sperimenta
Primo punto fondamentale: non si insegna in 10 sedute l’autostima; “è infatti difficile accrescere l’autostima di un individuo, poiché è stato dimostrato come essa è altamente resistente al cambiamento” (Swann, 1996). Quindi capite che se è resistente al cambiamento, allora non la posso “insegnare”, non si modifica con alcuni esercizi creati in modo specifico a tavolino.
Il concetto di “autostima” è un concetto multidimensionale, contiene la stima che ho di me e del mio corpo, di me nella mia famiglia, di me con i miei pari, di me nella mia vita scolastica o professionale. Questa particolarità sottende quanto si formi sin da bambini questo concetto…concetto però che è altamente giudicante. Pensate a unǝ bambinǝ che impara un nuovo gioco, sarà felice e si dirà che è un ottimǝ giocatore o giocatrice, che è migliore degli altri… questo però metterà gli altri in una situazione di inferiorità agli occhi del bambinǝ. Pensate se lo stessǝ bambinǝ un giorno perdesse allo stesso gioco, non sarà solo sfortuna o qualche errore commesso che ha stabilito il risultato… sarà la persona stessa a perdere il proprio valore e a valutarsi in modo negativo.
Il concetto di autostima in questo modo intacca l’individualità della persona, fa sì che la persona stessa dia una “stima” numerica a ciò che fa e quello che fa, diventa quello che è. La persona diventa un giudizio, la persona diventa un numero da incasellare e perde il suo valore di complessità. Proprio per questo penso che il termine autostima, sia da sostituire, perchè al suo interno nasconde giudizi negativi verso di sé, e la minima possibilità di cambiamento.
alcune ricerche
Secondo le ricerche le situazioni in cui la ricerca di validazione di sé dipende da conferme altrui hanno costi personali particolarmente alti (Crocker, 2002; Pyszczynski, Greenberg e Goldenberg, 2002); in età adulta, l’autostima è costituita prevalentemente da giudizi e confronti con l’esterno (Coopersmith, 1967; Harter, 1999). L’autostima si basa moltissimo sul giudizio degli altri, su come mi vedono, sul giudizio che mi danno, sulle caratteristiche che gli altri vedono in me (Cooley, 1902, 1956; Mead, 1934). Il confronto sociale è quindi fattore determinante aggiuntivo nell’autostima (Aspinwall e Taylor, 1993; Beach e Tesser, 1995; Buunk, 1998; Deci e Ryan, 1995; Suls e Wills, 1991). Insomma oltre ai giudizi individuai che costruisco personalmente nell’arco di vita, si aggiungono anche tutti i giudizi sociali per cui sappiamo che spesso creano pregiudizi che se interiorizzati, diventano un freno per la persona e possono poi diventare stigmatizzanti ( ne avevo parlato qui https://www.serenaneri.it/pregiudizi-sulla-salute-mentale/).
Con questo primo punto per cui si sperimenta ogni giorno la crescita personale, penso davvero sia necessario parlare di fiducia in sé stessi “self confidence” e non di autostima
parlare di fiducia in sé stessi “self confidence” e non di autostima
Se parliamo di fiducia in sé stessi intendiamo sempre un costrutto formato da più aspetti, ma leggete la differenza fra prima (quanto sono bravo nel gioco, quanto valgo come studentǝ, …) e ora:
Quanta fiducia ho delle mie emozioni? Riesco a riconferme e gestirle? Quanta fiducia ho nelle mie abilità? Penso di riuscire a superare un errore, qualcosa che non va come pensavo? Ho fiducia nella mia capacità di risolvere i problemi che incontro ogni giorno?
La self confidence, è molto di più del termine autostima, è un ragionamento attivo, è metacognitivo (devo pensare al modo in cui io affronto le cose ogni giorno), è un processo che non dà una stima numerica, ma aiuta nel crearsi un dialogo interno attivo, positivo e non giudicante!
nella pratica…
- Riconosci e sottolinea i tuoi punti di forza.
- Premiati e lodati per i tuoi sforzi e progressi, durante tutto il percorso, non solo per il tuo risultato finale!
- Quando fai un errore, tratta te stessǝ con gentilezza, non soffermarti solo sul fallimento.
- Stabilisci obiettivi realistici e raggiungibili. Non aspettarti la perfezione; è impossibile essere perfetti in ogni aspetto della vita.
- Pensa alle tue capacità prima di iniziare un qualsiasi compito.
- Esprimi i tuoi sentimenti e bisogni
Pensate se fin da bambinǝ riuscissimo a capire di rivolgerci a noi stessiǝ in modo gentile (non dire “sei stupidǝ” ma “questa volta non ho fatto un buon compito, la prossima volta farò più attenzione durante lo studio”), se iniziassimo a dire ai bambinǝ non solo bravǝ per il risultato finale, ma per il processo che lo ha condotto lì (hai avuto pazienza quando il colore non andava, hai rispetto in modo gentile al compagno, hai fatto una pausa quando sentivi la rabbia crescere…). Si iniziassimo a prendere confidenza con i nostri limiti, con il fatto che va bene anche non sapere fare delle cose, va bene se non siamo i più bravǝ a correre o a leggere o a socializzare, sono dei limiti che posso voler modificare o accettare per quello che sono, perchè io resto io, anche se non faccio sport o se non ho i voti migliori.
Notate come tutte queste attenzioni rendono la fiducia in se stessi una chiave fondamentale per lo sviluppo della persona? Per questo è importante parlare di fiducia in sé stessi “self confidence” e non di autostima.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
“La self- compassion: il potere di essere gentili con se stessi” Kristin Neff
“Il self handicapping. Strategia di presentazione di sé” Mazzoleni, Pedroni
“The Self-Compassion Workbook for Teens: Mindfulness and Compassion Skills to Overcome Self-Criticism and Embrace Who You Are” di Karen Bluth e Kristin Neff
https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/13576500444000317
https://journals.francoangeli.it/index.php/modelli-mente-oa/article/view/3442